Pesci d'acqua dolce
di seguito le varietà di pesci che si possono trovare nelle nostre acque in concessione:
ALBORELLA - ANGUILLA - CARASSIO - CARPA - CAVEDANO - COREGONE - LUCCIO - PERSICO SOLE - PERSICO TROTA - PERSICO - SAVETTA - SCARDOLA - SCAZZONE - TINCA - TRIOTTO - TROTA FARIO - TROTA IRIDEA - TROTA LACUSTRE - VAIRONE
Vi consigliamo anche la lettura di questo libretto >> I PESCI DEL TRENTINO <<
di Giorgio Perini e Sandro Zanghellini Pubblicato dalla Provincia Autonoma di Trento - Servizio Foreste e Fauna che potete scaricare qui
ORDINE: CYPRINIFORMES
FAMIGLIA: CYPRINIDAE
GENERE: Alburnus
SPECIE: Alburnus alburnus
SOTTOSPECIE: Alburnus alburnus alborella (De Filippi 1844)
NOMI VOLGARI: alborella, aola, avola, aoletta
NOMI STRANIERI: Bleak (ingl.); ABLETTE (FRANC.); Ukelei (ted.)
COME È FATTA Corpo dalla morfologia fusiforme, allungato e schiacciato lateralmente. Livrea argentea con riflessi metallici sui fianchi e bruno-olivastri sul dorso. Scaglie cicloidi relativamente grandi in numero pari a 42-51 lungo la linea laterale. Bocca supera, fragile, priva di dentatura, 7 denti faringei per lato, disposti in due serie. La lunghezza totale di norma non oltrepassa i 15 cm.
COME VIVE Pesce tipicamente gregario, sin dalla nascita si aggrega in branchi numerosi che si nutrono prevalentemente in prossimità della superficie di organismi planctonici vegetali e animali e di piccole larve di insetti. Vive sia in acque correnti che stagnanti al di sotto dei 1000-1200 m di altitudine raggiungendo la maturità sessuale a 2 anni. Nei laghi di una certa profondità compie migrazioni stagionali indotte dalle variazioni della stratificazione termica dell'acqua e dagli spostamenti verticali del plancton. La strategia di gruppo la agevola nella difesa dai predatori che, riuscendo a catturare solo gli individui più deboli del branco, mettono in atto un controllo selettivo su tutta la popolazione.
LA RIPRODUZIONE L'Alborella, come molti altri ciprinidi, si riproduce in grandi gruppi, favorendo in tal modo lo scambio genetico tra i vari individui. Il periodo della frega sopravviene tra giugno e agosto quando le femmine mature, spesso aggregandosi a quelle di altre specie, depongono le proprie uova nelle ore notturne su substrati ghiaiosi e nelle acque basse. Queste, una volta fecondate da diversi maschi, rimangono incustodite e si schiudono dopo soli 2-3 giorni, dando origine a grandi branchi di avannotti che, riassorbito il piccolo sacco vitellino, si dedicano all'alimentazione attiva catturando i microscopici organismi del plancton.
LA PESCA La pesca dell'Alborella costituisce in molti luoghi una vera e propria tradizione. La si insidia con canne fisse, generalmente corte, armate di lenze e montature molto leggere sostenute da galleggiante. Sui grandi laghi dell'Italia settentrionale in presenza di grandi branchi si usano amettiere e lenze multiple.
LE ESCHE La larva di mosca carnaria (bigattino), le piccole larve di insetti e i minuti vermi d'acqua sono le migliori esche vive per l'Alborella che, tuttavia, non disdegna gli impasti di pane innescato in piccoli fiocchi e altre esche di origine vegetale. Tra le esche artificiali lo scouby-dou è l'unica adatta alla pesca del piccolo Ciprinide.
COME POSSIAMO PROTEGGERLA Essendo un Ciprinide piuttosto resistente l'Alborella non necessita di misure particolari. Va tenuto presente, tuttavia, che la sua abbondanza condiziona fortemente la presenza dei pesci predatori e che l'alterazione del suo habitat produce spesso l'insorgere di epidemie nelle popolazioni locali provocandone forti oscillazioni demografiche che finiscono col ripercuotersi sull'equilibrio ecologico di tutto l'ambiente acquatico.
CURIOSITÀ Già nel Settecento l'Alborella era conosciuta nell'industria della bigiotteria per l'utilità delle sue scaglie argentee nella preparazione di una sostanza oleosa, l'essenza d'Oriente o essenza perlifera, adoperata per conferire l'aspetto traslucido e lucente alle perle artificiali di vetro.
ORDINE: ANGUILLIFORMI
FAMIGLIA: ANGUILLIDI
NOMI VOLGARI: anguìla
NOME SCIENTIFICO: Anguilla anguilla
COME È FATTA Il corpo è allungato, simile ad un serpente, con una schiacciatura laterale nella parte verso la coda. La testa può essere appuntita e lunga o larga e piatta, a seconda della varietà. La bocca è munita di denti piccoli e taglienti. Sul muso sono visibili quattro fossette nasali e gli occhi che si trovano dietro alla bocca.Molto spostata all'indietro vi è l'apertura branchiale, una fessura situata vicino alle piccole pinne pettorali, robuste e tondeggiantiL'Anguilla è priva di pinne ventrali, mentre la pinna dorsale è molto lunga. L'epidermide, viscida per la presenza di muco, è protetta da scaglie ellittiche piccolissime, quasi invisibili, inglobate nella pelle spessa, che si formano verso il quinto anno di vita. L'Anguilla ha una diversa colorazione sul dorso e sull'addome. Negli individui più giovani l'addome è bianco - giallastro o bianco - metallico, mentre il dorso è di colore marrone oliva o giallo - marrone o grigio- nero. Raggiunta la maturità sessuale, l'Anguilla assume la livrea dei colori nuziali: il dorso diventa nero e il ventre intensamente argentato. Maschio e femmina delle Anguille sono alquanto diversi: il maschio non supera i 50 cm di lunghezza, mentre la femmina può arrivare ad un metro e mezzo, con un peso sino ai 4-5 kg.Da adulta la femmina viene chiamata "Capitone" e può vivere sino a 30 anni. Maschio e femmina possono raggiungere anche età maggiori a condizione che non rispondano più al richiamo riproduttivo e quindi non intraprendano il viaggio, pieno d'insidie, dalle acque dolci a quelle salate. L'anguilla si nutre di vermi, larve, insetti e uova di altri pesci, ma non disprezza anche i pesci, piccoli ranocchi e girini.
DIFFUSIONE Presente in tutte le zone costiere europee e dell'Africa settentrionale e occidentale, dove risale i fiumi raggiungendo tutte le acque interne ad essi collegate. In Trentino è ben diffusa negli ambienti adatti.
COME VIVE Da adulta mostra una notevole adattabilità ambientale, vivendo sia nelle acque correnti di fiumi, canali e fossi, sia in acque ferme di ogni tipo. Pesce di fondo attivo prevalentemente nelle ore notturne; grazie alla sua particolare struttura branchiale può, se necessario percorrere lunghi tratti sulla terra ferma
LA RIPRODUZIONE La riproduzione delle Anguille e il mistero delle loro migrazioni hanno affascinato gli studiosi fin dall'antichità.I Greci, ad esempio, ritenevano che le piccole Anguille nascessero dai lembi di pelle dei loro genitori.Dopo una lunghissima migrazione (4-7 mila km) le Anguille europee adulte raggiungono le aree riproduttive nel mar dei Sargassi, vicino al Golfo del Messico, nell'Oceano Atlantico, a circa 500 metri di profondità. Lì successivamente alla deposizione delle uova, muoiono. Alla nascita le piccole larve, di aspetto molto diverso dagli adulti e denominate leptocefali (che significa a forma di foglia), aiutate dalla corrente oceanica del Golfo iniziano il viaggio che dopo 2-3 anni le porterà fino alle coste dell'Europa. Da qui inizia la risalita dei corsi d'acqua.La migrazione nelle acque interne inizia dopo la metamorfosi.Le piccole Anguille, chiamate impropriamente "cieche" o Anguille di montata, penetrano nelle foci dei fiumi, anche dei più piccoli, affrontano le correnti e incominciano a risalire. Una parte di esse però si ferma nelle acque salmastre delle foci.Ben presto le Anguille di montata superano ogni ostacolo nella loro risalita: assumono allora una colorazione giallastra sul ventre.Dopo altri 5-8 anni diventano mature e la colorazione si fa scura sul dorso e argentea sul ventre. È stato rilevato che alcune riescono a resistere anche fuori dall'acqua e a muoversi su campi erbosi anche vasti, passando così da un corso d'acqua all'altro. Ritornano quindi in mare e vengono chiamate Anguille argentate: la loro bocca diviene più sottile e gli occhi si ingrandiscono. È il momento in cui un'ansia le prende e si preparano a compiere, in senso inverso, il lungo cammino verso il Golfo del Messico, dove possono riprodursi.
LA PESCA L'Anguilla è un cacciatore notturno ed è quindi la notte, soprattutto se senza luna, il momento più adatto per pescarla. Si pesca con l'esca che striscia sul fondale, tenuta radente al fondo con la zavorra. Per questa pesca è quindi necessario munirsi di canne da fondo, mulinelli robusti, grossi piombi, ami solidi, terminali e lenze robuste.Quando si sentono energici strattoni significa che il pesce ha abboccato. Prima di ferrare è bene attendere un po’ di tempo. L'Anguilla può essere insidiata tutto l'anno e, dove consentito, anche di notte.
LE ESCHE Una buona esca, valida sempre, è il verme di terra, innescato su ami dal 7 al 4, ma possono andar ugualmente bene le interiora di pollo fatte a pezzi, infilate su ami dall'8 al 6, fettucce di milza cotta, fegato crudo, pesciolini vivi o morti, grossi insetti.
CURIOSITÀ Il sangue delle Anguille contiene una sostanza tossica (ittioemotossina) che, se viene a contatto con le ferite, può provocare seri avvelenamenti.
ORDINE: CIPRINIFORMI
FAMIGLIA: CIPRINIDI
NOMI VOLGARI: caràs, pes ros
NOME SCIENTIFICO: Carassius carassius
COME È FATTO Il Carassio può arrivare a lunghezza di 45 cm e 3 kg di peso. La livrea è di colore grigio - ottone con dei riflessi blu - acciaio sul dorso, mentre le pinne hanno sfumature rossastre. La testa è ottusa e stretta, il corpo tozzo, arcuato e la pinna dorsale alta e lunga.
DIFFUSIONE Originario dell'Asia orientale è stato introdotto in Europa e nell'America settentrionale. In Italia si è diffuso un po’ ovunque a causa delle continue immissioni. In Trentino è presente nei laghi di bassa quota e nei fossati di fondovalle; è stato osservato anche nell'Adige.
COME VIVE Il Carassio vive preferibilmente nei piccoli fossi, negli stagni, negli acquitrini, nei laghi, fra le acque putride e con fondo melmoso, dove si può trovarlo in branchi.È un pesce facilmente adattabile e rustico; queste sue caratteristiche fanno sì che il suo areale di distribuzione sia in espansione. Talvolta vengono effettuate delle semine di questa specie nelle acque libere. Tali iniziative contribuiscono alla diffusione del Carassio anche in ambienti non vocati.
LA RIPRODUZIONE Si riproduce da maggio a giugno. I Carassi iniziano la frega agitando vivacemente l'acqua con la coda. La femmina, giunta a maturazione, depone sulle piante acquatiche fino a 200.000 uova.
LA PESCA La pesca si effettua nelle zone a corrente lenta dei fiumi, nelle anse dei laghi e degli stagni, dove l'acqua è più calda e melmosa.
LE ESCHE Può essere insidiato con pezzetti di vermi, con larve, mollica di pane, preferibilmente eseguendo prima una buona pasturazione.
CURIOSITÀ Questo popolare pesce ornamentale, chiamato anche pesce rosso, viene spesso rilasciato per disfarsene in acque naturali e ciò ne ha favorito la grande diffusione.
ORDINE: CYPRINIFORMES
FAMIGLIA: CYPRINIDAE
GENERE: Cyprinus
SPECIE: Cyprinus carpio Linnaeus 1758
NOMI VOLGARI: carpa, regina, carpa regina, carpa a specchi, carpa di Galizia, gobbo
NOMI STRANIERI: Carp (ingl.); Carpe (franc.); Karpfen (ted.); Carpa (spagn.).
COME È FATTA Corpo tozzo e massiccio ricoperto completamente (Carpa regina) o parzialmente (Carpa a specchi o di Galizia) di grandi scaglie cicloidi. La livrea è di colore dorato su sfondo bruno olivastro scuro. Pinna dorsale lunga con il primo raggio rigido e seghettato. Bocca protrattile dotata di labbra carnose e 4 barbigli. 5 denti faringei in due serie per ogni lato. Una varietà di allevamento completamente priva di scaglie viene chiamata Carpa cuoio.
COME VIVE Popola le acque ferme di laghi e stagni al di sotto dei 1200 m di altitudine e quelle lentamente correnti dei fiumi. Il suo habitat è caratterizzato da fondali fangosi e dalla presenza di abbondante vegetazione acquatica sommersa. Ha un regime alimentare onnivoro e si nutre sia di organismi animali sia di piante, nonché dei loro derivati organici contenuti in grande quantità nei sedimenti lacustri e fluviali. Nella stagione invernale cade in uno stato di ibernazione affossandosi nel substrato fangoso e riducendo drasticamente tutte le funzioni vitali fino al disgelo.
LA RIPRODUZIONE La carpa è in assoluto una delle specie ittiche più prolifiche potendo produrre fino a 200000 uova per ogni kg di peso. La maturità sessuale viene raggiunta a 3-4 anni. Il periodo riproduttivo cade tra maggio e giugno, quando le femmine, avvicinandosi alle rive, seguite dai maschi, depongono qua e là sulla vegetazione sommersa numerosissime piccole uova che una volta fecondate da diversi patners, si schiuderanno di lì a una settimana dando vita ad avannotti del tutto simili ad individui adulti.
LA PESCA La carpa si pesca soprattutto a fondo o con la lenza sostenuta da galleggiante, ma sempre con l'esca posta sul fondale. In larga diffusione negli ultimi anni il Carp fishing di concezione inglese.
LE ESCHE La polenta è l'esca più classica dei pescatori italiani per la pesca della Carpa che, tuttavia, non disdegna neanche il mais, i grossi lombrichi di terra, gli impasti di pane e gli organismi del benthos lacustre. Recentemente si sono diffuse esche specifiche per la pesca della Carpa note come boilies.
COME POSSIAMO PROTEGGERLA La Carpa è un pesce molto resistente, capace di tollerare basse concentrazioni di ossigeno disciolto nelle acque e situazioni evidenti di inquinamento organico. Tuttavia il suo importante ruolo nell'equilibrio ecologico degli ambienti lacustri consiglia la salvaguardia delle sue zone di frega e la ripresa delle pratiche di carpicoltura connesse con la coltivazione del riso ed ormai abbandonate dalla maggior parte degli agricoltori.
CURIOSITÀ Originariamente la Carpa non faceva parte dell'ittiofauna dell'Europa occidentale, ma era relegata al continente asiatico e alle regioni europee orientali. Veniva allevata a partire almeno dal V sec.a.C., nell'Asia centromeridionale e costituiva un'importante fonte di nutrimento per i popoli di quelle regioni. La sua introduzione in Italia sembra sia avvenuta circa duemila anni or sono ad opera dei Romani che, prese le tecniche di carpicoltura dai Cinesi, vollero praticarle nelle acque italiche.
ORDINE: CIPRINIFORMI
FAMIGLIA: CIPRINIDI
NOMI VOLGARI: squalét, cavazìn
NOME SCIENTIFICO: Leuciscus cephalus
COME È FATTO Il corpo del Cavedano raggiunge la lunghezza di 50-60 cm. È slanciato e robusto. Le scaglie sono molto grosse; dorsalmente la colorazione varia dal grigio-verde al grigio-scuro, lateralmente è bianco-argentea, mentre ventralmente è bianca. Le pinne ventrali e l'anale sono grigie con sfumature antracite. Ha una bocca discretamente ampia.
DIFFUSIONE È un pesce comune in quasi tutte le acque di pianura, dei fiumi, dei torrenti, dei laghi dove vive in branchi numerosi, nutrendosi di invertebrati e di piccoli pesciolini. È assente in Sicilia. In Trentino è ben diffuso.
COME VIVE Lo si può trovare in acque anche a scarso tenore di ossigeno o torbide e inquinate, dove si nutre di tutto, tanto da essere soprannominato lo spazzino delle acque.È astuto, combattivo, irrequieto, sospettoso, nuotatore veloce, sempre in movimento durante quasi tutto l'anno. Riduce la propria attività solo nei mesi invernali.
LA RIPRODUZIONE Si riproduce da maggio a luglio. Durante il periodo della frega i maschi, che maturano a due anni, presentano la livrea nuziale con caratteristiche perle poste anteriormente sul capo. Le femmine iniziano a riprodursi verso il terzo, quarto anno di età, per cui, nel periodo riproduttivo, si possono vedere femmine più grandi circondate da maschi assai piccoli. Sul finire della primavera la femmina depone sulla ghiaia, sui sassi delle rive e sulla vegetazione acquatica, centinaia di uova piccolissime. Dopo quindici giorni dalla fecondazione, le uova si schiudono e gli avannotti che ne nascono hanno una crescita piuttosto rapida.
LA PESCA Il Cavedano, per essere pescato, richiede una certa esperienza, soprattutto per gli esemplari più grossi. Le stagioni migliori per la pesca sono la primavera e l'autunno, nelle ore del mattino o dopo il tramonto. Richiede spesso una canna con mulinello, lenza sottile, galleggiante e piombatura.
LE ESCHE Le esche più adatte sono la larva di mosca carnaria e, in genere, tutti i tipi di larve, vermi o molluschi. Può essere insidiato anche con piccoli cucchiaini o ondulanti o con frutta di stagione. Ottimi risultati si ottengono pure con una mosca artificiale galleggiante.
CURIOSITÀ È una tra le specie più adattabili alle alterazioni degli ambienti acquatici e alla presenza di sostanze inquinanti.
ORDINE: SALMONIFORMI
FAMIGLIA: SALMONIDI
NOMI VOLGARI: coregon
NOME SCIENTIFICO: Coregonus Laveretus
COME È FATTO Il corpo del Coregone lavarello è abbastanza slanciato. È rivestito di scaglie di tipo cicloide; dorsalmente il colore va dal grigio-verde al bruno chiaro, mentre lateralmente si presenta grigio argenteo scintillante e ventralmente bianco. È lungo fino a 70 cm. Il capo è piccolo ed ha occhi ben sviluppati, la bocca è piccola e priva di denti.
DIFFUSIONE Questa specie, presente nel centro e nel nord d'Europa, è stata introdotta alla fine dell'Ottocento in Italia, dove si è perfettamente acclimatata. In Trentino è presente solo in pochi laghi di bassa quota, tra cui quelli di Garda, Ledro, Toblino, Cavedine e Lases.
COME VIVE I Coregoni vivono nelle acque dei laghi, quelle pure e profonde. Nel lago di Garda si trova il Coregone lavarello.
LA RIPRODUZIONE La riproduzione avviene tra la fine di dicembre e i primi di gennaio. Durante questo periodo la femmina depone 40.000 uova per kg di peso sul fondo ghiaioso, lungo le sponde poco profonde dei laghi. Dopo due anni circa, i piccoli raggiungono la maturità sessuale. La sua presenza è duramente minacciata dall'estendersi del fenomeno dell'eutrofizzazione delle acque, con conseguente diminuzione dell'ossigeno negli strati profondi, soprattutto dall'abnorme proliferazione degli organismi vegetali acquatici dovuta all'inquinamento.
LA PESCA Il Coregone lavarello si pesca con canne da lancio lunghe, con cucchiaini semplici o doppi, raramente anche a mosca. Per salparlo è consigliabile l'uso del guadino dal momento che il Coregone ha una bocca assai fragile.
CURIOSITÀ Il Lavarello è una delle specie più ricercate dai pescatori professionisti per la bontà delle sue carni.
ORDINE: SALMONIFORMES
FAMIGLIA: ESOCIDAE
GENERE: Esox
SPECIE: Esox Lucius Linnaeus 1758
NOMI VOLGARI: luccio
NOMI STRANIERI: Pike (ingl.); Brochet (franc.); Hecht (ted.); Sollo (spagn.)
COME È FATTO Corpo slanciato con altezza pari a circa 1/8 della lunghezza. Pinne dorsale ed anale molto arretrate, peduncolo caudale assai breve. Livrea verde-bruna sul dorso, con macchie più o meno irregolari di colore biancastro sui fianchi e sulle pinne; ventre bianco. Capo grosso con forma caratteristica "a becco d'anatra". Bocca molto ampia armata di numerosissimi denti conici sulle ossa mandibolari e palatine, nonché sulla lingua. Scaglie cicloidi in numero di 120- 130 lungo la linea laterale. Le dimensioni delle femmine sono maggiori di quelle dei maschi; la lunghezza massima supera raramente i 150 cm e il peso i 25 kg.
COME VIVE Predatore solitario per antonomasia, il Luccio vive nelle acque ferme e lentamente correnti delle fasce altitudinali di pianura, di montagna, di collina e di montagna fino ai 1000-1200 m s.l.m. Il suo habitat è tipicamente ricco di ostacoli sommersi e vegetazione acquatica tra i quali si nasconde durante le fasi di "caccia" e depone le proprie uova. Nei laghi predilige le zone occupate dalla corona delle macrofite sommerse e dai canneti: vi trova cibo abbondante, costituito quasi esclusivamente da pesci di dimensioni piccole e media. Per catturarli si cela in attesa tra la vegetazione attaccando un'unica preda con uno scatto formidabile dal basso verso l'alto.
LA RIPRODUZIONE Il luccio raggiunge la maturità sessuale a 2-3 anni e si riproduce tra febbraio e maggio. In questo periodo le femmine si avvicinano alle zone ricche di vegetazione prossime alla riva seguite da alcuni maschi generalmente di dimensioni inferiori. Il numero di uova deposte varia generalmente tra 15000 e 30000 per ogni chilogrammo di peso. Esse sono dotate di un apparato adesivo e si attaccano ai vegetali acquatici. Una volta fecondate si sviluppano piuttosto lentamente e quando, dopo circa 2 settimane, si attua la schiusa, gli avannotti usufruiscono del nutrimento contenuto nel sacco vitellino. In pochi giorni, tuttavia, crescono rapidamente e possono incominciare a predare attivamente gli organismi del plancton e del benthos e, in seguito, avannotti e piccoli pesci.
LA PESCA Il luccio si cattura essenzialmente con montature sorrette da galleggiante o a fondo innescando il pesce vivo. Inoltre è una delle prede più frequenti ed ambite del pescatore a spinning.
LE ESCHE Per insidiare l'Esocide vanno bene tutti i pesci vivi e in particolare i più resistenti e vivaci come la Scardola, il Carassio, il Cavedano e il Triotto. Tra le esche artificiali risultano efficaci soprattutto i cucchiaini ondulanti, i minnows, i plughi, le esche in gomma vinilica ed i cucchiaini rotanti.
COME POSSIAMO PROTEGGERLO Il Luccio, in quanto predatore ittiofago, rappresenta in molti ambienti d'acqua dolce il livello più elevato della piramide alimentare ed ha, di conseguenza, un'influenza importantissima sull'equilibrio trofico dell'intero ecosistema. Negli ultimi anni la sua forte riduzione, dovuta per lo più all'alterazione della qualità chimico-fisica delle acque in cui vive e alla distruzione delle sue aree di frega, ha provocato l'abnorme aumento delle specie di minor valore e gravi squilibri negli ambienti fluviali e lacustri. Il risanamento di questa grave e generalizzata situazione è anche il presupposto fondamentale per il recupero e la salvaguardia delle popolazioni naturali di Luccio. A questo potrà contribuire anche l'aumento della misura minima dai 30 cm attualmente in vigore in molte parti d'Italia ai 45-50 cm che rappresentano la taglia effettivamente raggiunta al 3°-4° anno di età.
CURIOSITÀ Sebbene le dimensioni massime del Luccio superino raramente i 130 cm e i 20 kg di peso, dalla Germania è documentata la cattura di esemplari di oltre 30 kg. Il Luccio più grosso preso in Italia e del quale si sia avuto notizia venne pescato nel fiume Po presso Spessa Po (PV): era lungo 170 cm e pesava 27 kg.
ORDINE: PERCIFORMES
FAMIGLIA: CENTRARCHIDAE
GENERE: Lepomis
SPECIE: Lepomis gibbosus (Linnaeus 1758)
NOMI VOLGARI: persico sole, pesce sole, sole, gobbo
NOMI STRANIERI: Sun fish (ingl.); Perche Soleil (franc.); Sonnenbarsch (ted.)
COME È FATTO Corpo di forma ovale schiacciato ai lati. Livrea a colori sgargianti azzurri ed arancio, con macchia opercolare nera e rossa e ventre giallo. Scaglie ctenoidi in numero di 36-48 lungo la linea laterale. Pinna dorsale allungata, sorretta nella parte anteriore da dieci raggi spiniformi. Bocca terminale non ampia dotata di piccoli denti conici uguali. Raggiunge la lunghezza massima di 20cm ed il peso di 250-300 g.
COME VIVE Originario del Nord America venne introdotto in Europa nel secolo scorso adattandosi alle acque ferme e lente della fascia pedemontana e di pianura fino a quella di media montagna. In questi ambienti predilige le zone prossime alla riva con vegetazione acquatica e fondali ghiaiosi. La sua alimentazione è carnivora: si nutre di larve di insetti, di uova ed avannotti di pesci, di organismi di benthos animale. Viene predato soprattutto dal Persico trota con il quale condivide, oltre all'appartenenza alla famiglia dei Centrarchidi, l'origine americana.
LA RIPRODUZIONE Durante il periodo riproduttivo (giugno-luglio) i maschi che hanno raggiunto la maturità sessuale individuano sui bassi fondali ghiaiosi vicini alla riva un'area adatta alla preparazione del nido, ripulendola accuratamente con la coda e difendendo dagli intrusi questo territorio. Una sola femmina, dopo essersi aggregata al proprio partner, vi depone 2000-3000 uova che vengono immediatamente fecondate dal maschio. Questo le custodisce fino alla schiusa, seguendo gli avannotti fino a quando, riassorbito completamente il sacco vitellino, potranno incominciare a catturare esche vive di piccole dimensioni aggirandosi in branchi nel sottoriva.
LA PESCA Si pesca con canna fissa in prossimità delle rive. Qualcuno lo cattura regolarmente utilizzandolo in cucina sebbene nelle sue carni, pur simili a quelle del Pesce persico, siano presenti molte lische.
LE ESCHE Si cattura con larve di mosca carnaria, piccoli lombrichi a pezzi, varie larve di insetti ed altro. Mostra notevole aggressività anche nei confronti di piccole esche artificiali (tipo scouby-dou).
COME PROTEGGERLO Il Persico sole è tra i pesci immessi artificialmente nelle acque italiane, uno dei più dannosi per l'ittiofauna autoctona poiché, oltre ad aver prodotto gravi squilibri nei popolamenti lacustri e fluviali, si nutre abitualmente delle uova di molte specie ittiche. È un pesce, dunque, che non richiede alcuna protezione. La sua ulteriore diffusione anzi deve essere evitata in ogni modo.
CURIOSITÀ Le popolazioni europee di Persico sole, ben lontane dall'aver raggiunto una distribuzione stabile ed un assestamento numerico, sono soggette nella maggior parte delle acque a fenomeni di pseudo-nanismo. In molti laghi infatti, gli esemplari di maggiori dimensioni non superano i 15 cm di lunghezza e i 100 g di peso, mentre nelle zone d'origine è documentata l'esistenza e la cattura di soggetti di oltre 2 kg.
ORDINE: PERCIFORMI
FAMIGLIA: CENTRARCHIDI
NOMI VOLGARI: bocalon
NOME SCIENTIFICO: Micropterus salmoides
COME È FATTO Il Persico trota ha un corpo ovale e può raggiungere i 70 cm di lunghezza. Il rivestimento è di colore verde scuro sul dorso, mentre lateralmente ha delle sfumature giallo ottone ed è ornato da macchie scure; è bianco-grigio sul ventre. Le guance sono attraversate da due bande scure e negli angoli degli opercoli ha una macchia scura. Ha una testa grande con una bocca larga, con denti fitti, simile a quella dei grandi predatori come il Luccio. La figura è massiccia. La pinna dorsale ha la parte anteriore con raggi spiniformi.
DIFFUSIONE Originario dell'America settentrionale è stato introdotto alla fine dell'Ottocento in Europa, dove si è acclimatato. In Italia è diffuso in molte località del centro e del nord. In Trentino è presente nei laghi collinari e, tra le acque correnti, solo sul Brenta.
COME VIVE Vive nelle acque con poca corrente, negli stagni, nelle torbiere, nelle acque dei fiumi e dei canali, soprattutto in ambienti ricchi di vegetazione. Spesso associato ai Ciprinidi, si adatta ad ogni habitat. È un pesce carnivoro e combattivo che attacca e assale anche quelli della sua stirpe. Come accade per altre specie di pesci, il Persico trota, da giovane, vive in branchi; successivamente tende ad appartarsi, soprattutto verso la vecchiaia. Si ciba di rane, girini, insetti, larve, uova e vermi.
LA RIPRODUZIONE Da maggio a giugno i maschi vanno alla ricerca di acque basse, limpide e con il fondo di sabbia o ghiaia. Quindi, con l'aiuto della pinna caudale, scavano sul fondo una piccola depressione ghiaiosa e preparano il nido, dove la femmina depone 2-4.000 uova che vengono subito fecondate. Il maschio resta poi a difesa delle uova e, muovendo le pinne pettorali e la caudale, mantiene il ricambio dell'acqua. Dopo una decina di giorni nascono gli avannotti che per un po’ di tempo stazionano nei pressi del nido. Durante questa fase il maschio intensifica l'attività di difesa del nido e della prole.
LA PESCA Il Persico trota è un pesce diffidente e imprevedibile, per cui, nella pesca sportiva, richiede abilità e un'attrezzatura robusta. Si pesca sia in superficie che a mezzofondo, a seconda del periodo.
LE ESCHE Esca preferita è la rana, il ranocchio, il pesciolino. Si possono usare esche artificiali come poppers e plugs, muovendoli in maniera evidenziata in superficie, o cucchiaini con colori gialli, rossi, neri, verdi o viola.
CURIOSITÀ Pur essendo una specie estranea alla nostra fauna, sembra che non entri in competizione con i predatori indigeni (Luccio e Pesce persico).
ORDINE: PERCIFORMI
FAMIGLIA: PERCIDI
NOMI VOLGARI: persec, pess persec
NOME SCIENTIFICO: Perca Fluviatilis
COME È FATTO È un pesce lungo fino a 45-50 cm. La livrea è di colore verde oliva sul dorso, giallo dorato con striature nere sui fianchi e biancastro sul ventre. Comunque i colori variano a seconda dell'ambiente. Sul dorso ha due pinne, la prima più sviluppata, con raggi spiniformi e una macchia nera sugli ultimi raggi, la seconda con raggi molli. Le pinne ventrali, l'anale e la caudale sono rossastre. La bocca è ampia e gli opercoli terminano con delle spine.
DISTRIBUZIONE Presente in quasi tutta Europa, Asia centro-occidentale, Australia e Nuova Zelanda. Originariamente presente nell'Italia settentrionale, il suo areale è stato esteso verso sud con le immissioni. In Trentino è ben diffuso.
COME VIVE Il Pesce persico è un predatore carnivoro, stanziale, molto vorace che vive in branchi consistenti, soprattutto negli stadi giovanili, nei laghi prealpini, in acque lente con fondo sabbioso o nelle correnti, in prossimità di piante acquatiche. In inverno si nasconde nelle profondità delle acque.
LA RIPRODUZIONE La riproduzione avviene da aprile a giugno. La femmina si porta in acque basse ed erbose vicino alla riva, deponendo decine di migliaia di uova, riunite in lunghi cordoni gelatinosi, appesi alla vegetazione, alle canne, ai rami; le uova vengono subito fecondate dal maschi. Per favorire la riproduzione, in alcune zone vengono posti dai pescatori degli ammassi di legna (le cosiddette "legnaie") in cui i Persici trovano rifugio nel periodo della frega. Dopo la schiusa i piccoli si nutrono di zooplancton, mentre divenuti adulti, predano animaletti, piccoli pesci, invertebrati etc.
LA PESCA Il periodo migliore per la pesca è d'estate, in acque poco profonde, abbastanza vicino alla riva, mentre d'inverno, nel tardo autunno o all'inizio della primavera è preferibile pescarlo in acque profonde con fondi rocciosi.
LE ESCHE Si pesca col pesce vivo o col cucchiaino. Viene preferita la canna robusta di 4-5 metri con mulinello o quella di 7-8 metri senza mulinello. Come esca si impiega il Cobite.
CURIOSITÀ In questa specie è frequente il nanismo, soprattutto dove gli esemplari sono presenti con elevata densità.
ORDINE: CIPRINIFORMI
FAMIGLIA: CIPRINIDI
NOMI VOLGARI: scàrdola, sgàrdola, coa rossa
NOME SCIENTIFICO: Scardinius erythrophtalmus
COME È FATTA La Scardola presenta un corpo lungo fino a 30-40 cm. Ha una testa con grandi occhi rossi. Dorso e fianchi hanno una colorazione bruno-verdastra e riflessi argentei. Le pinne e la coda presentano sfumature rossastre, soprattutto durante la fase giovanile.
DIFFUSIONE Particolarmente comune nelle acque interne dell'Asia occidentale e dell'Europa. Presente in tutta Italia ad eccezione della Calabria, della Sicilia e della Sardegna. In Trentino è ben diffusa e comune.
COME VIVE Vive in gruppi numerosi nei corsi d'acqua con correnti deboli, in prossimità dei canneti o della vegetazione. Si ciba per lo più di larve, insetti, germogli, vermi, semi, uova di altre specie.
LA RIPRODUZIONE La riproduzione avviene da aprile a giugno. In questo periodo le pinne si caricano di sfumature dal rosso-arancio al rosso-mattone e i maschi assumono la livrea nuziale. Le uova vengono deposte sui fondali bassi: sono migliaia, raccolte in nastri e variamente impigliare alla vegetazione e si schiudono dopo 10-15 giorni.
LA PESCA La Scardola viene pescata con la lenza munita di galleggiante dalla primavera all'autunno. I luoghi più adatti sono le acque poco profonde.
LE ESCHE Come esche, che la Scardola attacca per lo più a grande velocità, vengono utilizzati: pane, a fiocco o impastato, larva di mosca carnaria e verme di terra.
CURIOSITÀ Gli esemplari giovani presentano le pinne vivamente colorate di rosso tanto che nella nostra regione vengono denominati "coa rossa".
ORDINE: SCORPENIFORMI
FAMIGLIA: COTTIDI
NOMI VOLGARI: marson, cavedon, bòciolo, magneron
NOME SCIENTIFICO: Cottus gobio
COME È FATTO Il suo corpo è lungo fino a 15 cm e presenta una testa molto grande. La livrea è grigia sul dorso con macchie scure e più chiare sul ventre. La pelle è priva di scaglie come quella delle Anguille.
DUFFUSIONE Presente in Europa centro-settentrionale, manca nella Penisola Iberica e in Grecia. In Italia vive nei tributari alpini del Po e sporadicamente nell'Appennino centrale. In Trentino è piuttosto diffuso, ma mai abbondante.
COME VIVE Vive sul fondo dei torrenti, laghi e fiumi, nelle zone frequentate dalle Trote che gli danno la caccia perché è uno dei loro cibi preferiti, nelle zone delle risorgive e comunque fino ai 2.000 metri di altitudine. Di giorno rimane per lo più rintanato, mentre, verso il tramonto, esce dai suoi nascondigli per predare qualunque tipo di animale, dai crostacei agli invertebrati.
LA RIPRODUZIONE Si riproduce da gennaio a marzo. Il maschio scava un nido sotto un sasso e più femmine depongono centinaia di uova nello stesso nido; quindi il maschi le feconda e le accudisce, ventilandole per meglio ossigenarle, per alcune settimane, fino alla schiusa.
LA PESCA Si pesca con canne corte e flessibili.
LE ESCHE Come esca si usano vermi e larve di mosca carnaria.
CURIOSITÀ Lo Scazzone è particolarmente sensibile all'inquinamento e alle alterazioni dei corsi d'acqua. Per questo motivo il su areale è in netta contrazione.
ORDINE: CIPRINIFORMI
FAMIGLIA: CIPRINIDI
NOMI VOLGARI: ténca
NOME SCIENTIFICO: Tinca Tinca
COME È FATTA La Tinca ha una lunghezza massima di 50 cm. Ha un corpo rivestito di scaglie cicloidi affondate nell'epidermide ricca di ghiandole che la ricoprono di uno strato di muco. La colorazione del dorso è verde oliva o smeraldo scuro e lateralmente ha riflessi dorati. Il ventre è giallastro. La sagoma è massiccia, di forma ovale, col dorso largo e un po’ gibboso e con la testa larga e corta. Si riconosce per i due corti barbigli che porta ai lati della bocca. Presenta pinne dalla colorazione bruno-rossiccia: la pinna dorsale alta e corta, quella caudale larga e leggermente incisa, l'anale ben sviluppata, le ventrali e le pettorali più modeste.
DIFFUSIONE L'areale si estende dall'Europa all'Asia occidentale. In Italia è comune in tutta la penisola e nelle isole maggiori. In Trentino vive nei laghi collinari e di media quota, nell'Adige e nel Noce ma anche in vari fossati di fondovalle.
COME VIVE La Tinca, come la Carpa, vive nelle acque lente e stagnanti dei fiumi di pianura. Animale molto rustico, timido e pacifico, la Tinca predilige il fondo fangoso e melmoso, con poco ossigeno, delle lanche, dei fossi, dei canaletti, dei piccoli laghi e delle paludi. Per quanto viva nelle acque povere di ossigeno non sopporta elevate concentrazioni di sostanze tossiche e quindi teme l'inquinamento. Si nutre di vermi, sanguisughe, lumachine, larve, uova di rana, semi di piante palustri o pezzetti di vegetali. Le Tinche sono pesci che rifuggono la luce intensa, per cui di giorno si nascondono sul fondo per andare a caccia di cibo, grufolando fra la melma nelle ore notturne. Ai primi freddi cadono in una specie di torpore e passano la stagione fredda nel fango per ritornare in attività con i primi tepori.
LA RIPRODUZIONE La Tinca è un pesce molto prolifico. Nel periodo della riproduzione, che va da maggio a luglio, le femmine si portano in acque basse e tranquille, vicino alle sponde, dove la vegetazione è più fitta. La femmina depone centinaia di migliaia di uova piccole e verdastre che rimangono attaccate alla vegetazione acquatica. Quindi i maschi, che seguono la femmina, non appena emesse le uova, le inseminano e se ne vanno. Dopo pochi giorni si schiudono le uova e nascono gli avannotti con il sacco vitellino attaccato che serve come alimento. Successivamente iniziano a nutrirsi di plancton. A poco più di un anno possono arrivare a pesare 60-70 g, mentre la maturità sessuale viene raggiunta a tre anni dai maschi e a quattro dalle femmine.
LA PESCA Per pescare la Tinca è necessario recarsi vicino a una fitta vegetazione subacquea o fra i tappeti di lenticchia d'acqua, vivendo essa vicino al fondo soffice e melmoso. Poiché emette bollicine di gas che salgono a grappoli, è facile rilevarne la presenza. Le bolle della Tinca sono più piccole di quelle della Carpa, che è più grossa e vive negli stessi ambienti, per cui è abbastanza facile riconoscerle. L'importante è avvicinarsi nel più assoluto silenzio, poiché basta un minimo rumore per metterla in fuga. Il periodo migliore per la pesca è in primavera e in settembre. È necessario che il pescatore rimanga in silenzio e con un abbigliamento non vistoso. La pesca deve essere fatta con una lenza ben calibrata e con il galleggiante, dalla riva o dalla barca, o con la lenza da fondo.
LE ESCHE Le esche preferite sono i rossi vermi di fango e quelli più corti di terriccio. La Tinca assaggia e osserva attentamente prima di abboccare, per timore di inganni.
CURIOSITÀ La Tinca, quando non è attiva, ha l'abitudine di infossarsi completamente nel fango del fondo.
l triotto è abbastanza snello ed un po' compresso lateralmente. La livrea è argentea con tonalità verdastre sul dorso e con una striscia scura (spesso con riflessi violacei) sul fianco. L'iride dell'occhio è rossastra mentre le pinne sono incolori o verde brunastro.È molto conosciuto dai pescatori come pesce da gara, ma poco apprezzate risultano le sue carni, buone ma liscosissime e poco consistenti. Viene spesso confuso e scambiato per altri pesciolini suoi simili come l'alborella o la scardola.
ORDINE: SALMONIFORMI
FAMIGLIA: SALMONIDI
NOMI VOLGARI: fario, truta, truta de mont
NOME SCIENTIFICO: Salmo (trutta) tru
COME È FATTA La Trota fario può arrivare ad una lunghezza di 50 cm. La colorazione dell'epidermide può assumere una tonalità diversa a seconda dell'ambiente. Di solito il dorso è grigio-verdastro, lateralmente è più chiaro, ventralmente è biancastro con sfumature gialle o rosse. La schiena e i fianchi sono punteggiati di rosso, arancione, nero e grigio e possono variare di colore anche a seconda dell'alimentazione. Le pinne pettorali, ventrali e anale sono arancioni, quella dorsale e la pinna adiposa sono grigie e punteggiate di rosso. Il corpo è massiccio con una testa breve e bocca grande.
DIFFUSIONE Originaria probabilmente della catena alpina e dell'Appennino settentrionale è stata introdotta in gran parte delle acque italiane, sia correnti che lacustri. In Trentino è ben diffusa e comune.
COME VIVE Vive nelle acque fresche di montagna che non superino i 18 °C; diversamente potrebbe soffrire. Si può trovare fino ai 2.500 metri. Solitaria e fortemente territoriale, di giorno rimane nascosta all'ombra delle sponde, nelle cavità, nelle fessure delle rocce, con il capo controcorrente, per guizzare pronta, in avanti, soltanto quando le passa accanto un preda. Si nutre di insetti, vermi, girini, pesciolini e non risparmia nemmeno quelli della sua stirpe.
LA RIPRODUZIONE Nel periodo del corteggiamento, che corrisponde ai mesi invernali, le femmine, accompagnate da molti maschi, migrano verso le acque meno profonde, in prossimità dei banchi di ghiaia. Qui, a ridosso delle pietre, la femmina costruisce una buca nella quale depone migliaia di uova e alza un piccolo argine di ghiaia a protezione del suo "letto nuziale". Il maschi feconda le uova che rimangono fluttuanti fra la ghiaia e il pietrisco. Dopo 10-16 settimane avviene la schiusa. I piccoli si distinguono per avere i fianchi ornati di 8-10 bande trasversali.
LA PESCA Le Trote vengono pescate per la bontà delle loro carni che possono essere bianche o rosa a seconda dell'alimentazione. Le carni rosate della cosiddetta Trota salmonata dipendono dal fatto che la Trota, a volte, si ciba di crostacei che contengono carotenoidi, che conferiscono appunto la colorazione aranciata; non si tratta quindi di una specie diversa. La Trota è un pesce diffidente per cui se sente minimamente la presenza di un pescatore fugge immediatamente a rintanarsi. Per pescare la Trota i posti migliori sono quelli dei torrenti più tormentati, ma anche i fiumi o le zone in prossimità delle dighe o delle cascate.
CURIOSITÀ La continua immissione di trote d'allevamento, avvenuta negli ultimi decenni, ha provocato la quasi totale scomparsa dei ceppi indigeni.
NOME SCIENTIFICO: Oncoryncbus mykiss
COME È FATTA La sua lunghezza massima può arrivare fino a 60 cm. La livrea è dorsalmente di colore grigio-blu, lateralmente più chiara, con scintillii vivaci e una larga banda laterale rosso carminio che riflette tutti i colori dell'arcobaleno, da cui il nome di Trota arcobaleno. Ventralmente è grigio-biancastra.
DOVE VIVE A differenza della Trota fario vive in acque anche meno ossigenate e più tiepide e in bacini chiusi, quali laghetti per la pesca sportiva, dove è facilmente allevabile data la sua adattabilità. Da giovane si nutre di tutto, da adulta preferisce i piccoli pesci.
RIPRODUZIONE Difficilmente nelle nostre acque si riproduce in natura, mentre con sistemi di selezione e fecondazione artificiale è attivamente allevata negli stabilimenti ittici.
ORDINE: SALMONIFORMI
FAMIGLIA: SALMONIDI
NOMI VOLGARI: truta de lac, truta del Garda
NOME SCIENTIFICO: Salmo (trutta) trutta
COME È FATTA Il suo corpo è lungo fino a 60 cm. Ha un aspetto simile alla Trota fario. La livrea è dorsalmente grigio-marrone fino a verdastro, lateralmente è più chiara, ventralmente grigio-bianca e con macchioline nere o marroni. Su tutto il corpo presenta delle macchie nere a forma di stella. La Trota lacustre, come tutti i Salmonidi, possiede la pinna adiposa. Durante il periodo della riproduzione, il maschio può assumere una livrea simile a quella della Trota fario. Ugualmente simili sono anche tutti glia atti riproduttivi.
DIFFUSIONE Vive nella maggior parte dei grandi laghi europei. In Italia è presente nei laghi subalpini e in alcuni laghi peninsulari. Diffusa ma non comune in tutti i grandi laghi naturali e artificiali del Trentino. Negli ultimi anni è in declino e necessita quindi di misure di protezione e ripopolamento.
COME VIVE Vive nei laghi alpini medi e grandi con notevole profondità, in acque ricche di ossigeno. Molto attiva, si sposta dalle acque profonde alla superficie in stretta relazione alla temperatura dell'acqua e all'attività delle sue prede abituali.
LA RIPRODUZIONE Durante i mesi autunnali e invernali le trote di lago risalgono gli immissari cercando i luoghi adatti alla riproduzione. La frega e lo sviluppo delle uova avvengono con modalità analoghe a quelle delle altre trote. I giovani pesci scendono poi al lago dove iniziano al alimentarsi di plancton. Grazie all'elevata disponibilità alimentare l'accrescimento risulta molto rapido.
CURIOSITÀ Non è improbabile che le Trote lacustri del Trentino siano in realtà Trote fario che vivendo in ambiente di lago hanno perduto le caratteristiche macchie rosse e/o nere acquisendo la colorazione argentea.
Appare simile al comune cavedano da cui è immediatamente riconoscibile per la bocca molto più piccola, in posizione terminale, per le scaglie piccole e per la diversa livrea che è brunastra sul dorso con una banda longitudinale scura, spesso con riflessi metallici. Le dimensioni sono modeste raggiungendo solo eccezionalmente i 20 cm. Viene catturato soprattutto con la tecnica della passata con montature estremamente sottili ed anche con la tecnica della pesca a mosca sia sommersa che a galla. Ambito da molti pescatori di trote che lo utilizzano come esca per i pregiati salmonidi. Le sue carni sono ottime per le fritture, ma ricche di spine.